Maculopatia Miopica
Nelle miopie oltre le 8 diottrie in cui il bulbo oculare ha una lunghezza superiore di almeno 3 mm rispetto al normale, possono comparire delle lesioni degenerative a carico di retina e coroide localizzate nella parte più centrale, la macula o in periferia.
Si tratta di modificazioni rispetto alla normale morfologia che non comportano modificazioni sul visus.
Le modificazioni periferiche devono essere sorvegliate e, se necessario, trattate con il LASER per impedire una loro evoluzione verso il distacco di retina.
Diversa è la condizione che si realizza quando compaiono lesioni a carico dell’area maculare.
Si può creare una circolazione anomala, NEOVASCOLARIZZAZIONE, che frequentemente si complica con la formazione di emorragie accompagnate da trasudazione di liquido.
In tal caso si presenta una riduzione più o meno rilevante del visus con metamorfopsia, sintomatologia che tende ad aumentare rapidamente.
La riduzione del visus è legata a quanto è coinvolta la fovea in questo processo.
L’esame oculistico completo consente di arrivare alla diagnosi.
Deve quindi essere determinato il visus, quantificando la riduzione che si è verificata e, con il quadrato di Amsler, evidenziare la presenza e l’entità della metamorfopsia.
L’esame del fondo oculare può mettere in evidenza la presenza di emorragie più o meno estese, talvolta non si riesce a rilevare niente di significativo perché la presenza di alterazioni pigmentarie tipiche della miopia mascherano le altre lesioni.
Oggi L’OCT è sicuramente l’esame che più rapidamente consente di arrivare alla diagnosi quantificando sede e caratteristiche della lesione, l’ANGIOOCT arricchisce di ulteriori elementi informativi che determinano entità e caratteristiche della lesione; la FLUORANGIOGRAFIA, che per molti anni è stato l’unico esame diagnostico in questa patologia, oggi è da riservare ai casi in cui gli altri esami lasciano dei dubbi.
In passato la lesione veniva trattata con laser diretto, successivamente si è passati alla terapia fotodinamica (PDT).
Oggi, basandosi sulle conoscenze riguardo lo sviluppo della lesione, cioè la presenza di una alta percentuale di VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor – Fattore di Crescita Vascolare: molecola responsabile della crescita di vasi sanguigni dentro e sotto la retina) la terapia utilizza delle INIEZIONI INTRAVITREALI di sostanze anti-VEGF (Bevacizumab, Ranibizumab, Aflibercept) che hanno dimostrato, soprattutto se iniettate precocemente, di bloccare la lesione impedendo l’instaurarsi di danni sul visus.