DOMANDE FREQUENTI
L’OCCHIO NELLE LEGGENDE METROPOLITANE
ovvero i falsi miti
Falso! non esiste nessuna prova che ci sia questo tipo di correlazione, di conseguenza non vi è nessuna controindicazione all’allattamento, anche per le donne che si sono sottoposte a trattamenti per la correzione dei difetti di vista.
Ci può essere una controindicazione per quelle donne che presentino delle lesioni periferiche regmatogene, cioè assottigliamenti o degenerazioni retiniche da cui potenzialmente può originare, come conseguenza degli sforzi fisici che accompagnano il parto, un distacco di retina.Una donna con miopia di medio grado (superiore alle 6 diottrie) deve fare un controllo del fondo oculare nei primi mesi della gravidanza per valutare la presenza di lesioni degenerative nella periferia per eventualmente trattarle con il laser.La scelta del tipo di parto è conseguenza anche di altre valutazioni quali coesistenza di altre patologie, familiarità per distacco di retina.
Non vi è nessuna prova che la gravidanza provochi un aumento del difetto di vista.
Durante la gravidanza si possono osservare delle modificazioni del visus, anche in persone non miopi, collegate alle alterazioni ormonali che possono modificare, ad esempio l’idratazione del cristallino.
La tecnica di gran lunga più utilizzata nella chirurgia della cataratta è la FACOEMULSIFICAZIONE CON GLI ULTRASUONI: con questa metodica viene frammentato il cristallino opaco e successivamente aspirato, viene lasciato l’involucro, la capsula, su cui viene posizionata la lente intraoculare artificiale.
L’intervento può essere effettuato anche con un tipo di laser particolare, il FEMTOLASER ma non vi sono vantaggi particolari. I costi sono di gran lunga superiori, per la complessità della tecnologia che viene utilizzata e la necessità in sala operatoria di tecnici addetti al laser per questo motivo è eseguito solo in pochi centri.
La misurazione della vista si effettua con un tabellone illuminato, l’OTTOTIPO, che viene posto ad una distanza diversa a seconda delle dimensioni delle lettere che vi sono stampate, generalmente è composto di 10 righe con lettere di dimensioni sempre più piccole. Se il paziente riesce a leggere la riga con i caratteri più piccoli il visus di 10\10, la valutazione in decimi è quella che è comunemente utilizzata in Italia anche nell’ambito medico legale.
IL VISUS NATURALE sono i decimi che vengono visti senza l’ausilio di lenti; è di 10\10 in chi non ha difetti di vista, VISUS CORRETTO è quello che si raggiunge con l’aiuto di lenti. Ad esempio, un miope di 4 diottrie avrà un visus naturale di 2\10 con la correzione ottimale raggiungerà i 10\10, questo non vuol dire che gli mancano 8\10, semplicemente che ha bisogno di una lente di 4 diottrie che gli consente di mettere a fuoco la linea dei 10\10.
Se sono presenti patologie, ad esempio una cataratta, anche con la lente che corregge in modo perfetto il difetto, la vista ottimale può non essere 10\10 ed addirittura essere molto meno.
Non ci sono evidenze scientifiche di un effetto dannoso da parte degli schermi, né della utilità di lenti con filtri di protezione. La stanchezza è spesso collegata ad una postura non ottimale, alla disposizione non corretta dei vari dispositivi, al tempo trascorso davanti agli schermi.
Altro elemento importante è la comparsa di una secchezza oculare dovuta alla riduzione dell’ammiccamento e al lavoro in ambienti chiusi con riscaldamento o aria condizionata. Altro elemento importante è l’utilizzo di lenti che correggano i difetti di vista, astigmatismo soprattutto.
Gli occhiali hanno come scopo di migliorare la vista ed è quindi naturale, nel momento in cui li si indossa, utilizzarli perché migliorano la qualità della vita, così come non riuscire a farne a meno.
Non vi è nessuna prova che il loro utilizzo possa in qualche modo interferire sulla progressione del difetto di vista.
L’utilizzo di lenti sottocorrette ha come unico risultato di avere una qualità della vista peggiore di quella che si potrebbe avere senza che questo abbia come risultato una riduzione della progressione del difetto di vista.
La sottocorrezione riduce la acuità visiva e ad una riduzione della prestazioni visive che hanno come unico risultato rendere più difficoltose molte attività come la guida.
Solo in casi particolari, ad esempio le miopie elevate può essere presa in considerazione una sottocorrezione degli occhiali; in questi casi le lenti a contatto consentono la qualità di vista migliore. Altra condizione particolare è l’ANISOMETROPIA quando cioè tra i due occhi vi è una differenza del difetto significativa e la correzione completa in entrambi gli occhi porterebbe a percepire immagini di dimensioni diverse tra i due occhi creando confusione.
Allungare la distanza di lettura fino a quanto le braccia lo consentono per evitare gli occhiali da PRESBIOPIA è inutile, con l’unico risultato di “complicarsi la vita”.
Con la perdita di elasticità del cristallino l’occhiale per vicino è l’unico modo per ottenere una visione ottimale ad una distanza di lettura: presa confidenza con le lenti da presbiopia l’utilizzo degli occhiali per vicino diventa a quel punto naturale.
Gli occhiali premontati correggono essenzialmente la presbiopia, hanno generalmente un potere che va da +1D fino a +3,5 D con scarti di +0,25 D, hanno inevitabilmente una distanza focale fissa e una distanza interpupillare sempre uguale (la centratura delle lenti) e la correzione uguale per i due occhi.
Nei soggetti che non hanno difetti di vista per lontano rappresentano una soluzione a poco costo, per la maggior parte delle attività possono essere sufficienti, per attività di ufficio, letture prolungate o lavoro su sui dettagli gli occhiali con centratura ottimale garantiscono minor affaticamento.
Non esiste nessun pericolo per l’occhio, il risultato sarà una immagine che probabilmente non è quella ideale ma sufficiente per la maggior parte delle attività di tutti i giorni.
Una luce ottimale, soprattutto se posta alle spalle, rende la lettura più semplice, chiara e agevole.
Leggere con poca luce o con una posizione non corretta non porta a nessun peggioramento della vista, la lettura sarà inevitabilmente più difficoltosa, problematica e faticosa.
Fino a qualche decennio fa tale affermazione corrispondeva alla realtà; con le tecniche disponibili in quel momento era possibile rimuovere la cataratta solo quando era completa o “bianca”, quando praticamente il paziente era cieco. È oggi la condizione responsabile della maggior parte dei ciechi in Africa dove non esistono strutture che riescono a garantire la chirurgia.
Le tecniche operatorie moderne consentono di potere eseguire l’intervento anche in fasi molto precoci o addirittura con cristallino trasparente. La decisione va concordata con il paziente, nel momento in cui le opacità del cristallino modificano la vista fino a creare un disagio nelle attività quotidiane è inutile aspettare ulteriormente, in alcune persone una inizialissima cataratta è sufficiente rendere difficoltosa l’attività lavorativa, ad esempio un autista, in altre che non hanno la patente, leggono poco anche cataratte avanzate non creano disagio.
Aspettare significa, oltre che continuare ad avere un problema, far aumentare la durezza del cristallino e rendere meno performanti le tecniche di facoemulsificazione, quelle che oggi vengono utilizzate nella chirurgia della cataratta.
Le carote come molti altri alimenti contengono Vitamina A utile nel metabolismo dell’occhio ma che non migliora la vista.
Non vi è nessun dato scientifico che supporta il beneficio delle carote sulla vista se non l’assioma che: “i conigli che mangiano molte carote e non portano occhiali”.
È una convinzione che nasce dalla “paura” che se non si chiudono gli occhi potrebbero uscire dalle orbite. Non è mai avvenuto ed è impossibile che avvenga perché con lo starnuto automaticamente si chiudono gli occhi.
Non vi sono prove che ci sia una efficacia.
Furono ideati oltre un secolo fa da un Oculista, BATES, poi espulso dalle società scientifiche per le sue teorie e le sue indicazioni che miravano ad eliminare gli occhiali.
Non va mai fatto: l’acqua del rubinetto non è microbiologicamente sterile, per essere potabile non è necessario. Sono tollerati dei germi e dei parassiti non pericolosi per l’apparato digerente.
Uno di questi l’ACANTAMOEBA se si localizza nelle lenti a contatto può passare nella cornea e creare delle gravi infezioni che purtroppo solo in parte vengono contrastate dai farmaci disponibili e frequentemente porta alla necessità di un trapianto di cornea.
L’acqua delle piscine presenta i soliti problemi di possibili contaminazioni.